L’amore per la natura è qualcosa che penso sia scritto nel mio DNA, complice forse il fatto di esserci nata letteralmente in mezzo ormai cinquant’anni fa.
La fotografia mi affascina da sempre e non ho mai esitato a fare anche parecchi chilometri per vedere la mostra di un autore che ritenessi interessante ma, almeno sino a qualche anno fa, rappresentava per me solo il modo di fermare un ricordo legato ad un momento preciso come una vacanza, una ricorrenza.
La “svolta” fotografica se così si può definire è nata dalla fusione di queste due passioni.
Da quel momento la fotografia naturalistica e la macro in particolare hanno occupato buona parte del mio tempo libero.
Anzi hanno modificato la mia gestione e la mia percezione del tempo.
Per gusto personale, le foto migliori penso siano quelle in cui la luce accarezza morbidamente i soggetti, quindi le uscite per fare foto sono inevitabilmente alle prime luci del giorno oppure al calar della sera quando la luce è soffusa e le ombre sono morbide.
Parecchie persone mi hanno chiesto che cosa sia la macro per me.
Me lo sono chiesto diverse volte anch’io e credo che la risposta più giusta sia che attraverso la macro ho ritrovato un tempo tutto mio, che scorre molto lentamente, in cui lasciar fuori tutti i pensieri e da utilizzare solo per scoprire un meraviglioso e microscopico mondo che mi circonda.
Perché fare foto?
Non basterebbe semplicemente fare qualche bella passeggiata?
No, perché attraverso gli scatti posso condividere il mio piccolo e prezioso mondo con chi non ha il tempo, la pazienza o la passione per poterlo godere in prima persona ma sa ugualmente apprezzarlo.
Confesso che se un paio di anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei rinunciato a qualche ora di sonno per fotografare una libellula avrei pensato di avere di fronte un pazzo ed invece, ora che mi capita sempre più spesso, credo che sia il miglior modo per iniziare o terminare una giornata.
La mia (inseparabile) attrezzatura:
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